11 novembre 2024
Domenica 1 dicembre p. v. si terrà la :
Programma:
– Ore 11,00 ritrovo presso villa da Prato a Caldiero via Roma 19.
NB: Il trasferimento a Caldiero avverrà con mezzi propri.
– Visita guidata di villa da Prato.
– Ore 12,30 Pranzo sociale presso il ristorante “Al Gambero” in Soave.
A margine del pranzo sarà illustrato e approvato il bilancio preventivo 2025.
La quota di partecipazione è di € 40 .
La partecipazione è subordinata alla prenotazione che comporta, per motivi
organizzativi, il versamento dell’intero importo.
Le iscrizioni si ricevono presso:
Mina Pace 045/7610434 e Orianna Rossin 340/6471631.
Per conseguire una corretta organizzazione, vi invitiamo a prenotare il prima possibile.
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26 ottobre 2024
Domenica 10 novembre alle ore 16.30 sala consiliare di S. Bonifacio
Incontro col Prof. Luca Trevisan dal titolo:
ANTONIO CAREGARO NEGRIN
Progettista del Palazzo Municipale di S. Bonifacio, tra eclettismo e architettura
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24 ottobre 2024
ESCURSIONE a CASTELFRANCO VENETO di Venerdì 25 ottobre 2024.
Programma:
Ore 9,00: partenza da San Bonifacio, parcheggio Mazzini, con pullman “Gran Turismo” dell’azienda Cattazzo.
Ore 10,30: arrivo a Castelfranco Veneto.
Ore 11,00: visita del “Parco e Villa Bolasco”, di proprietà per donazione testamentaria dell’università di Padova. Ci guideranno, in due gruppi, due guide dell’Orto botanico di Padova.
Ore 12,30: fine della visita e partenza per il centro storico di Castelfranco.
Pausa per pranzo libero individuale.
Ore 14,30: Visita guidata da altre due guide professioniste, in due gruppi, con auricolare individuale, delle antiche mura, del centro storico, del Duomo con la celebre “Pala d’altare del Giorgione”, della sacrestia, del “Teatro accademico”.
Ore16,30: Termine della visita guidata della città.
Ore 17,00: Partenza da Castelfranco.
Ore 17,45: Arrivo a Marostica per un “aperitivo”, organizzato dall’Associazione presso lo storico Caffè Dante, in Piazza Castello (Piazza degli Scacchi).
Ore 20,00: Partenza per San Bonifacio.
Ore 21,00: Rientro a San Bonifacio e fine della gita.
20 settembre 2024
L’A.R.D.S. sarà presente alla 24° Festa delle Associazioni organizzata dal Comune
di S. Bonifacio che avrà luogo nelle vie di S. Bonifacio, domenica 22 p.v.
Vi aspettiamo al nostro stand, il n. 27, sito nell’angolo tra corso Venezia e corso Italia.
14 maggio 2024
Sabato 8 Giugno ore 20,45
Chiesa di Sant’Abbondio a Motta
Presentazione del libro:
Intrattenimento musicale con: EDOARDO FABBIAN e SILVANO PERLINI
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10 maggio 2024
Sabato 11 maggio
VISITA GUIDATA
al TEMPIO DI MINERVA a MARANO DI VALPOLICELLA
Ritrovo piazzale della chiesa di Santa Maria Valverde a Marano di Valpolicella
ore 16,30. Si giunge al ritrovo con mezzi propri. Quota di partecipazione € 5.
23 febbraio 2024
Sabato 9 marzo alle ore 17.00
Presso la sala conferenze dell’ospedale “G: Fracastoro” di S. Bonifacio
CHRISTIAN GRECO
direttore del Museo Egizio di Torino
racconta la scoperta archeologica che ha cambiato il mondo
ALLA RICERCA DI TUTANHKAMUN
15 novembre 2023
Domenica 3 dicembre p.v. si terrà la tradizionale :
Programma:
– Ore 11,00 ritrovo davanti a Porta Verona a Soave.
NB: Il trasferimento a Soave avverrà con mezzi propri.
– Visita guidata al borgo di Soave attraverso un percorso di circa 1 Km in un tempo di 1 ora e mezza.
– Ore 12,30 Pranzo sociale presso il ristorante “Al Gambero” (nuova gestione) in Soave, che si trova nei pressi di Porta Verona.
A margine del pranzo sarà illustrato e approvato il bilancio preventivo 2024.
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La quota di partecipazione è di € 35 comprensiva della visita guidata e del pranzo.
La partecipazione è subordinata alla prenotazione che comporta, per motivi organizzativi, il versamento dell’intero importo.
Le iscrizioni si ricevono presso: Mina Pace 045/7610434 e Orianna Rossin 340/6471631.
Per conseguire una corretta organizzazione, si chiede di prenotare il prima possibile.
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5 novembre 2023
Domenica 12 novembre alle ore 17.00
sala “B. Barbarani”, via Marconi a S. Bonifacio
Incontro per ricordare il 170° anniversario del sacrificio dei:
MARTIRI DI BELFIORE
Interverrà il prof. Silvio Pozzani,
presidente AMI sezione di Verona.
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19 maggio 2023
Sabato 3 giugno alle ore 20,45
Presso la chiesa di Sant’Abbondio a Motta di S. Bonifacio
presentazione del volume:
LA CHIESA DI SANT’ABBONDIO
a Motta di San Bonifacio
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21 marzo 2023
Programma dell’escursione a Fratta Polesine e Rovigo
di sabato 15 aprile 2023
Partenza in pullman dal parcheggio Mazzini (via Mazzini a San Bonifacio) ore 8.30
Arrivo a Fratta Polesine ore 10.00
Visita guidata di Villa Badoer detta La Badoèra, villa veneta progettata dall’architetto
Andrea Palladio nel 1554–1555 circa e costruita negli anni 1556–1563 su commissione di
Francesco Badoèr. L’edificio è inserito dal 1996 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO
successiva passeggiata per Fratta, a vedere l’esterno di altre ville, tra cui quella “dei Carbonari”,
il monumento ai “Carbonari” ecc.
Partenza per Rovigo ore 12.00
Arrivo a Rovigo ore 12,30
Tempo libero per la colazione individuale a Rovigo
Passeggiata per il centro di Rovigo e visita guidata del Tempio della Rotonda ore 14,30
La chiesa della Beata Vergine del Soccorso, detta La Rotonda, è un edificio religioso
peculiare per la sua forma architettonica a pianta ottagonale e per gli eventi
storico-religiosi legati all’evoluzione socioculturale della città.
Eventuale tempo libero
Partenza da Rovigo per Montecchia di Crosara ore 18,00
Arrivo a Montecchia al ristorante “Tregnago” per la cena sociale ore 19,30
Partenza per San Bonifacio ore 21.30
Rientro a San Bonifacio ore 22.00
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Quote di partecipazione: soci A.R.D.S. € 55.00, non soci € 60.00
Prenotazioni, fino a esaurimento dei posti, presso:
Orianna Rossin 340/6471631 e Mina Pace 045/7610434
NB: La prenotazione comporta il versamento di € 25 a copertura delle spese vive
(pullman, guide, ecc.).
Per questa ragione la caparra, in caso di rinuncia, non potrà essere restituita.
15 marzo 2023
26 febbraio 2023
Nei giorni 24 e 25 marzo 2023, si terrà presso il teatro della Santissima Trinità, via Santissima Trinità 8 a Verona, un importantissimo Convegno di Studi dal titolo:
LA SANTISSIMA TRINITA’
IN MONTE OLIVETO
Un monastero Vallombrosiano alle porte di Verona
Sabato 3 giugno 2023 si terrà la 25° edizione della Festa di San Bonifacio.
Come di consueto la manifestazione si terrà presso la chiesa di Sant’Abbondio a “Motta”
Dal lontano 1998 è tradizione ormai consolidata che il sabato più prossimo al 5 di giugno, giorno onomastico del patrono civile della nostra cittadina, si festeggi il Santo con un incontro culturale curato dall’A.R.D.S.
Durante la serata, aperta a tutta la cittadinanza, l’Associazione come ogni anno, presenterà un lavoro inedito relativo al nostro territorio, frutto dello studio e del lavoro degli appassionati che compongono il nostro sodalizio.
L’argomento al momento è TOP SECRET, e verrà rivelato solo in prossimità della Festa!
15 maggio 2021
– LA PIEVE DI SANT’ABBONDIO
La piccola pieve di Sant’Abbondio è la chiesa matrice della parrocchia di San Bonifacio. Sorge sulle propaggini di una modesta altura detta “Motta”, poco distante dall’attuale centro di San Bonifacio ma separata da questo dal fiume Alpone. Sulla Motta si trovava il castello del quale abbiamo la prima notizia nel testamento del conte Milone nel 955 d.C., entro il quale esisteva la cappella dedicata a San Bonifacio che poi darà il nome alla località e alla famiglia dei Conti. Si può pensare che questa cappella sia stata per lungo tempo la sede ecclesiale della prima comunità residente nel castello. Come abbiamo visto nel capitolo dedicato al castello, il sito della Motta era sul confine dei comitati di Verona e Vicenza segnato dal corso dell’Alpone. Il confine rimase tale fino al 1147 quando in seguito alla pace di Fontaniva i vicentini cedettero ai veronesi, per l’aiuto che avevano da essi ricevuto nella guerra contro i padovani, un’estesa lingua di territorio ad est comprendente le località di Costalunga, Montecchia di Crosara, Villanova, Locara, San Bonifacio, Arcole, Zimella e Cologna Veneta. Tuttavia se la frontiera politica subì una variazione, quella diocesana mantenne gli antichi limiti con l’Alpone a far da confine. Quindi, evidentemente l’Alpone non doveva passare a est del castello, altrimenti la chiesa di Sant’Abbondio, pieve della comunità, non sarebbe stata sottoposta alla diocesi di Vicenza. L’Alpone passava a ovest, anzi finiva per circondare il castello bagnando con le sue acque il vallo che lo circondava.
Quando Alberto di San Bonifacio, forse il più illustre tra gli esponenti dell’antica casata dei Conti, fece testamento il 15 febbraio 1135, lasciò tutti i suoi beni “in episcopatu Veronensi et Vicentino” all’Abbazia di Villanova e non si preoccupò in alcun modo della pieve di San Bonifacio. Evidentemente la pieve di Sant’Abbondio ancora non esisteva, ma il lascito di Alberto creerà quella disparità di trattamento che sarà motivo dell’infinita lite tra la parrocchia e l’Abbazia. Alberto e la famiglia dei Conti, non vedevano di buon occhio la nascita di una pieve alternativa alla cappella di San Bonifacio, che avrebbe dato più libertà alla comunità. La sudditanza della chiesa locale al volere dei Conti è provata da un fatto avvenuto nel 1146. L’arciprete di San Bonifacio che viene qui per la prima volta citato, aveva osato “comunicare et crucem imponere” ad alcuni malfattori colpiti dall’interdetto per delle offese arrecate alla chiesa veronese. Papa Eugenio III in persona scrive una lettera il 23 dicembre 1146 al vescovo di Vicenza per ordinargli di punire esemplarmente l’arciprete. Questi “malefactores” facevano parte delle “masnade” al soldo dei conti, all’epoca in lotta con i canonici della cattedrale per il possesso del feudo di Cerea. Essi avrebbero fatto tagliare il naso ai soldati dei canonici sul Battistero del Duomo di Verona. Per sfuggire all’interdetto lanciato loro dal vescovo Ognibene ripararono con i conti nel castello di San Bonifacio. Questo fatto ci fa capire quanto l’arciprete fosse coinvolto negli affari della famiglia comitale. Negli anni che seguono, la comunità di San Bonifacio, col suo arciprete, per liberarsi da questo giogo, cerca innanzitutto di ottenere le risorse che le spettavano dalla raccolta della Decima nel territorio di San Bonifacio. Le decime di San Bonifacio e Villanova erano per tre quarti spettanti all’Abbazia e anche questa disparità derivava dal testamento di Alberto e dalla preferenza che i Conti di San Bonifacio ebbero sempre per l’Abbazia di Villanova. Così tra l’arciprete di San Bonifacio e l’Abate di Villanova iniziò una serie di controversie sui diritti delle decime; la prima nel 1168 in cui il vescovo di Vicenza emise una sentenza a favore di Villanova alla quale seguì il ricorso dell’arciprete che determinò la Bolla di papa Alessandro III del 1169 che confermava la sentenza del vescovo. È probabilmente in questi anni che viene costruita la chiesa di Sant’Abbondio; infatti il primo documento in cui viene citata è in una annotazione del 30 agosto 1177 del notaio Giovanni, il quale, incaricato dall’abate di Villanova, Vitale, descrivendo i vari mansi in San Bonifacio e Villanova scrive: “… apud terram Sancti Abbundi …” Abbiamo memoria delle cinte murarie che proteggevano la fortificazione e il borgo, da un documento del 1208: “ … in circa S. Habundi, in platea ubi adunatur vicinia …”. Quest’ultima nota ci segnala anche la costituzione del borgo a libero comune in cui la “vicinia”, ovvero l’assemblea degli abitanti, si adunava nella piazza davanti a Sant’Abbondio che era ancora l’unica pieve. La comunità di San Bonifacio era finalmente riuscita ad avere una propria chiesa e una certa autonomia dai voleri dei Conti, anche se la dedicazione al santo lombardo, Sant’Abbondio vescovo, patrono di Como, poco noto nel veronese, può essere spiegato solo come ulteriore ingerenza dei Conti di San Bonifacio ed è da attribuire ai loro legami con la Lombardia.
L’inizio del ‘200 è un periodo burrascoso per Verona e le lotte tra le fazioni raggiungono l’apice. Nel 1207 Il castello viene assediato dai Montecchi, nemici dei San Bonifacio e la situazione per gli abitanti del borgo diventa sempre più difficile. Non a caso, proprio in questi anni avviene lo spostamento della sede parrocchiale al di là dell’Alpone, nella nuova e più grande Santa Maria (il primo documento che ne parla è del 1222), nella posizione dell’attuale Duomo e Sant’Abbondio rimase una semplice dipendenza. Il castello era in quegli anni fondamentale per la difesa dei Conti e dei loro alleati; nel 1236 il vescovo di Verona vi si rifugia e stila un atto proprio nella chiesa di Sant’Abbondio e l’anno dopo subirà un ulteriore assedio (senza successo) da parte di Ezzelino III. Il fenomeno dello spostamento del centro abitato in una zona vicina è piuttosto comune nel XIII sec.; analoghe situazioni si verificano in quegli anni anche a Soave, Monteforte ed Illasi. Questo importante risultato raggiunto dalla comunità di San Bonifacio, rende finalmente indipendente la comunità dal castello, ma non si conclude la vertenza con l’Abbazia. È proprio nel momento di massima crisi per Villanova, dopo le devastazioni perpetrate da Ezzelino da Romano sull’Abbazia, simbolo dei Conti di San Bonifacio, che nel 1266 l’arciprete di San Bonifacio, si accorda con l’allora abate di Villanova Gonterio per la divisione a metà (non più ¾ e ¼) delle decime. Tuttavia la discordia tra i due enti religiosi continuò per secoli costruendo una fonte di documenti che accompagneranno la storia delle due istituzioni fino al XVIII secolo.
La chiesa fu quindi costruita nella seconda metà del XII sec., come pieve per la comunità abitante nel castello dei conti di San Bonifacio. È a navata unica con dimensioni esterne di 16,4 metri di lunghezza e 8,9 di larghezza. Nella parete a est si inserisce l’ampia abside con diametro di 6,3 metri. Il tetto a capriate è stato ricostruito nel 1900. Rimane qualcosa nell’odierna chiesa della costruzione del XII sec. Alcune caratteristiche della struttura muraria di Sant’Abbondio che si sono conservate sono specifiche del XII secolo ed inoltre vi sono altri indizi che ci indicano che l’attuale chiesa è in buona parte lo stesso edificio costruito allora. Non è quindi stata completamente ricostruita nel 1491-93, come riportato in numerosi testi sull’argomento. (g. mantese, c. p. bianchi, f. rossi). Un importante documento della Parrocchia, il “Libro Cronistorico”, riporta che nell’anno 1900 “si fece un radicale e totale restauro della chiesetta di S. Abbondio in Castello” “…si atterrò la vecchia facciata col piccolo tronco di campanile che sorgeva da un lato della facciata stessa,e si lasciò in piedi solo l’angolo verso nord che affermasi dell’antica costruzione; si rinnovò il tetto con nuova travatura, essendo la vecchia guasta così da presentare seri pericoli; si scavò davanti alla facciata e dal lato di tramontana e nell’interno per la profondità di circa un metro per rimettersi al pavimento antico. Da notarsi che in questo sterro non si trovò mai un’iscrizione, una moneta, un’arma, un oggetto qualunque di un qualche valore storico: si rinvennero solo molte ossa umane.”. Nello scavo era stato raggiunto il livello dell’antico cimitero che, com’era usanza, si trovava a nord della chiesa. La parte di muratura conservata nelle facciate a nord e ovest, è a corsi orizzontali di spessore irregolare di mattoni, intervallati da filari di blocchi squadrati di pietra calcarea con la fattura tipica del XII secolo, come nelle vicine chiese di Villanova, Belfiore e Scardevara. Questa policroma muratura, caratterizza le più importanti chiese di Verona, edificate in un periodo che va dal 1120 al 1200, come il Duomo, San Zeno, SS. Trinità e S. Stefano. Il lato sud della chiesa, difficilmente visibile perché affacciato sull’adiacente corte di palazzo Scudellari, è forse quello più interessante perché conservatosi com’era. Presenta una pregevole muratura a corsi paralleli di blocchi calcarei grossolanamente squadrati e tre finestrelle a doppia strombatura usuali nell’architettura romanica. Un’altra finestra dello stesso tipo è l’unica a Nord. Inoltre i grandi blocchi angolari, sono simili e sembrano provenire dalla stessa cava di quelli del campanile di Villanova (1149). Questo particolare ci permette anche di immaginare che la costruzione della chiesa di Sant’Abbondio, avvenuta evidentemente sotto la tutela dei conti di San Bonifacio, sia stata affidata da questi alle stesse maestranze attive in quegli anni a Villanova e a Belfiore. La facciata in origine doveva ripetere schemi ben collaudati di facciata a “capanna”, come in S. Stefano e SS. Trinità di Verona, con protiro pensile, bifora al posto del rosone, ed archetti rampanti. (La ricostruzione che viene proposta è ovviamente ipotetica) come è possibile vedere nella vicina chiesa di Scardevara.
L’attuale chiesa non fu ricostruita sulla preesistente cappella di San Bonifacio di cui abbiamo notizie dal testamento del conte Milone nel 955 d.C. Questa infatti doveva trovarsi all’interno della cinta più antica del castello di San Bonifacio, ossia nell’area dell’attuale parco della Rimembranza.
In quegli anni la pieve era “collegiata”, ovvero retta da un certo numero di preti che vivevano in un piccolo romitorio annesso alla chiesa, forse collegato a questa da quella porta, oggi murata, visibile sul lato sud dell’edificio. Altre considerazioni indirette ci portano a datare la chiesa prima della distruzione del castello del 1243:
– si può osservare come tutta la muratura sia in pietrame calcareo mentre quel poco che resta del castello è in pietra basaltica, probabilmente prelevata dall’alveo dell’Alpone e annegato in abbondante malta di calce. La gran quantità di pietrame disponibile dopo la distruzione del castello, costituì per molto tempo la cava per buona parte del paese. Se la chiesa fosse stata costruita dopo il 1243, si sarebbe senz’altro approfittato di materiale da costruzione così comodo, cosa che non successe perchè evidentemente la costruzione era già avvenuta.
– L’innalzamento del livello del terreno circostante la chiesa (rilevabile nella foto che la ritrae prima dei lavori del 1900), di quasi 2 metri, è spiegabile solo con lo spianamento delle macerie del castello. Di conseguenza furono chiuse nella chiesa le due porte laterali e fu rialzata la porta d’ingresso.
Dopo l’abbandono del castello da parte dei conti, nel 1243 e le probabili distruzioni subite, la chiesa perse la sua importanza ma non fu abbandonata come dimostrano i dipinti presenti che partono dalla fine del ‘300 e continuano fino al 1526. Per la sua salvaguardia fu creata, intorno al 1500, la confraternita di Sant’Abbondio che vi mantenne un cappellano fino alla fine del ‘600. Il 31 agosto di ogni anno, festa del santo, era celebrata una messa dall’arciprete con tutti i cappellani. Fino a non molti anni fa, era usanza che all’insediamento del nuovo parroco, si svolgesse una processione che partiva da Sant’Abbondio per dirigersi verso la chiesa parrocchiale (si veda il particolare della pala conservata nel Duomo). Questo per ricordare l’importanza che la piccola pieve aveva avuta nella storia di San Bonifacio.
I lavori di restauro del 1900, progettati dall’ing. Antenore Mazzotto, come raccontato nel “Libro Cronistorico” della Parrocchia, furono sospesi con decreto della Commissione regionale per la conservazione dei monumenti. Il 23 ottobre furono mandati sul posto il marchese Da Lisca ed il prof. Sgulmero, i quali visti i progetti “lodarono altamente il restauro”. Oggi invece, non possiamo lodare l’operato dell’ing. Mazzotto; ha conferito forzatamente alla chiesa un aspetto medievale eliminando aggiunte di epoche successive come le due finestre a lato dell’ingresso ed il campaniletto a vela ed aggiunto arbitrariamente nuove strutture completamente inventate come il protiro, il rosone a raggiera, il coronamento ad archetti rampanti, l’apertura nel lato nord di una porta decorata per finire col campanile. Ma questo era il modo di fare comune in quegli anni.
Il campanile fu costruito sempre su progetto dell’ing. Antenore Mazzotto tre anni dopo. I lavori cominciati il 3 marzo 1903 erano già conclusi il 27 luglio 1903. Il 20 novembre il vescovo di Vicenza, Antonio Feruglio, consacrò il nuovo altare della chiesa di Sant’Abbondio. In una recente pubblicazione sulla chiesa di Sant’Abbondio è stato scritto che il campanile attuale sarebbe stato costruito nel 1250, ma questa informazione come appena dimostrato è completamente falsa; nell’unica foto della chiesa realizzata prima dei lavori di restauro del 1900 è infatti ben visibile che in facciata c’era un semplice campanile a vela, demolito quando la facciata fu in parte ricostruita.
All’interno vi sono numerosi dipinti: alla fine del ‘300 inizio del ‘400, risalgono gli affreschi della zona absidale ed in particolare l’Annunciazione sopra l’arco trionfale. Del 1400 è un’immagine di Sant’Agata nel lato destro dell’arco trionfale. In seguito, forse in occasione di un ulteriore ripristino della chiesa avvenuto nel 1491 furono eseguiti una serie di dipinti murali, all’interno di riquadri incorniciati, in buona parte “ex voto” raffiguranti Madonne e Santi. Questa usanza, dimostra un’utilizzazione della chiesa come santuario, che si esaurisce nel 1526, data del più recente dipinto. Nel catino absidale è raffigurata la SS. Trinità con fasci di luce in un’ascesa di angeli e i quattro simboli degli Evangelisti. Nella parte bassa della zona absidale altri ex voto raffigurano una rassegna di santi tra cui: S. Lucia, S. Antonio abate, S. Agapito, S. Bovo, Madonna col bambino, S. Francesco, S. Caterina, S. Bartolomeo, datati 1491. Nel volume dedicato al restauro della chiesa di Santa Maria dei Domenicani di Soave, A. Malavolta attribuisce i dipinti di Sant’Abbondio allo stesso ignoto pittore detto “Maestro di S. Lazzaro”, autore dell’importante ciclo di dipinti di Soave dedicati al santo, datati tra il 1450 ed il 1480. Ma nell’abside sopra la Madonna col Bambino di Sant’Abbondio, si legge la scritta “hoc opus pinsit Petrus Marini”. Questa iscrizione era già stata vista dal simeoni nel 1909, individuando in quest’artista anche l’autore di molte altre pitture di Sant’Abbondio. Quindi il “Maestro di San Lazzaro” e Pietro di Marino, potrebbero essere la stessa persona. Recentemente sono stati attribuiti a Pietro di Marino anche alcuni dipinti in santa Maria Fossadragone di Monteforte. Confrontando il San Bovo di Monteforte con quello di Motta non si possono aver dubbi sull’identità dell’autore dei due dipinti. La tecnica è piuttosto rozza, interessante invece la caratterizzazione dei personaggi. Dello stesso autore s’intravede, sulla parete a Sud una scena molto rovinata con soldati e un S. Pietro martire. Purtroppo questo lato della chiesa, che in origine doveva essere tutto dipinto, ha assorbito dal terreno all’esterno l’umidità che ha causato il deterioramento dell’intonaco.
Sospese sulla parete di facciata ci sono due statue lignee policrome settecentesche, raffiguranti S. Bonifacio e S. Tommaso d’Aquino. Un’altra statua in legno situata in una nicchia sul lato a Sud, rappresenta S. Abbondio
Attualmente la chiesa è poco utilizzata; la bellezza del luogo e la storia che da questo trasuda, dovrebbe indurre a conoscere ed amare di più questo monumento.
Work in progress …